Il Regno di Dio cresce e diventa grande
Il vangelo di questa domenica è tratto dal capitolo IV di Marco (26-34) e presenta due brevi parabole che parlano del Regno di Dio cioè della signoria di Dio che cresce tra gli uomini e si estende con certezza. L’insegnamento in parabole è un tratto caratteristico dello stile di Gesù: utilizzare immagini semplici, tratte dalla vita di tutti giorni per spiegare alcune realtà divine di difficile comprensione. Gesù aveva annunciato la venuta imminente del Regno di Dio (cfr Mc 1,15) e questo aveva risvegliato molte speranze. Il popolo attendeva un Regno di Dio potente che liberasse Israele dall’occupazione romana e non vedendo risultati in questa linea cominciava a interrogarsi e dubitare. E a fronte di queste prime reazioni negative il Signore racconta le parabole del Regno di Dio. “Gesù diceva alla folla: Così è il Regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura” (vv 26-29). La venuta del Regno di Dio è paragonata ad un processo agricolo che ogni contadino conosce bene: semina, germinazione, crescita, formazione della spiga, maturazione e mietitura. Solo la semina e la mietitura comportano l’intervento dell’uomo il resto no. Il seme cresce da solo e ha in sé una forza tale da germogliare, mentre il terreno spontaneamente produce frutto. Tutte le tappe della crescita avvengono dunque indipendentemente dall’attività e consapevolezza umana come un prodigio. Così è per il Regno di Dio! Il seme del Regno di Dio sparso nel cuore dell’uomo ha in sé la potenza di Dio, una forza misteriosa e silenziosa, irresistibile e inarrestabile, grande ed efficace che cresce continuamente e fruttifica anche se l’uomo non se ne rende conto. In tal modo Gesù non intende certo dire che l’uomo non deve collaborare alla crescita del Regno ma vuole evidenziare innanzitutto che il Regno di Dio è “grazia”, cresce da sé, con tempi e ritmi che solo il Signore conosce, fino al raggiungimento della piena maturazione. Il Regno di Dio dunque è anzitutto da accogliere come un dono con quella fiducia e umiltà di chi sa che esso si fa strada nel mondo e nella storia anche se noi non ce ne accorgiamo. Segue poi la seconda parabola “Diceva: A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare nido alla sua ombra” (vv 30-32). Anche qui si parla di una crescita ma si mette in risalto come da una estrema piccolezza iniziale si raggiunge una enorme grandezza finale. È sorprendente: questo Regno da piccolo e nascosto, da modesto e debole, apparentemente insignificante com’è un granello di senape diventa un albero così grande al punto da poter offrire accoglienza e casa. Dio ama dunque racchiudere nelle cose piccole e poco visibili grandi cose: nel seme l’albero, nell’embrione l’uomo e poi pensiamo nell’Incarnazione, Dio fatto bambino la Pasqua di Gesù, risurrezione e salvezza dell’uomo. Ecco la logica di Dio che sceglie la piccolezza per affermare la sua sovranità e il suo Regno. Facciamo nostra questa logica e crediamo con fermezza, nonostante tanti drammi del mondo e della nostra vita, che il Regno di Dio così diventa grande. “Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intenderla. Senza parabole non parlava loro, ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa” (vv 33-34). Ecco lo stile pedagogico di Gesù: annuncia a tutti la Parola con un linguaggio adatto agli ascoltatori perché comprendano ma poi solo chi sceglie di essere suo discepolo riceve una spiegazione per entrare sempre più nel suo mistero.