Credere in Gesù risorto
Nella terza domenica di Pasqua ascoltiamo ancora un racconto delle apparizioni del Risorto. Il testo evangelico (Lc 24,35-48) si apre riportando la conclusione dell’episodio dei due discepoli di Emmaus che ritornano a Gerusalemme; lì “narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane (v 35). Ed è proprio mentre essi raccontano questo che “Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi” (v 36). Anche durante la sua vita terrena Gesù era stato in mezzo ai suoi apostoli e discepoli ma ora, risorto da morte, vi sta in un modo nuovo, definitivo e per sempre. Non si tratta di una presenza astratta, di una suggestione, di un fatto soggettivo. Gli apostoli e i discepoli si trovano davanti a qualcosa di inedito e del tutto fuori dalla logica umana: Gesù risorto è proprio lì, presente e vivo in mezzo a loro. E dona innanzitutto la pace, la sua pace quella che viene da Dio, che appaga il cuore dell’uomo, che lo fa camminare sulle strade della vita con il coraggio di chi sa di non essere solo ma di avere sempre accanto a sé il Signore. E nonostante lo vedano presente sono “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma” (v 37). Apostoli e discepoli non credono ai loro occhi! È così sconcertante ciò che vedono che hanno ancora paura e pensano che sia un fantasma. Allora, con grande pazienza e delicatezza, il Risorto rivolge loro la parola “Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. Dicendo questo mostrò loro le mani e i piedi” (vv 38-40). E per aiutarli a superare i dubbi e credere nella sua risurrezione li invita a compiere gesti umani e familiari come guardare e toccare le sue ferite perché comprendano che il Risorto è lo stesso Gesù che è stato crocifisso. Quei segni che sul Calvario manifestavano la vittoria della morte e del peccato ora sono divenuti segni della vittoria sulla morte e sul peccato. E “Poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualcosa da mangiare? Gli offrirono una porzione di pesce arrostito: egli la prese e la mangiò davanti a loro” (vv 41-43). Prima per paura ed ora per la grande gioia permane l’incredulità degli apostoli e discepoli e Gesù viene loro incontro in modo ancora più concreto mangiando davanti ai loro occhi. Quanto è stato difficile e faticoso per gli apostoli credere in Gesù risorto, un crocifisso tornato in vita, il Signore morto e ora vivo per sempre. E noi? Crediamo veramente in Gesù, Figlio di Dio, che per amor nostro è morto e ha sconfitto la morte risorgendo a vita nuova? E poi offre loro ancora di più: “Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno” (vv 45-46). È necessario che Gesù stesso apra la loro mente all’intelligenza delle Scritture perché si arrivi alla fede pasquale! E chiediamo questo al Signore anche per noi! Ciò che è detto nella Scrittura trova nella passione, morte e resurrezione di Gesù il suo pieno compimento. La salvezza dell’uomo e la vita nuova scaturiscono dunque da qui: dal mistero pasquale di Cristo che cambia la vita e la cambia conducendo quanti credono sulla via dell’amore e del bene. Il Risorto poi invia gli apostoli nel mondo affidando loro una missione “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme (v 47). Gli apostoli hanno il compito di annunciare non a titolo personale ma nel nome di Gesù che è giunto il tempo di cambiare vita, di chiedere il perdono di Dio ed entrare nella comunione piena con il Signore. A questa missione è legata la testimonianza “Di questo voi siete testimoni” (v 48). Credere, annunciare e testimoniare. Gli apostoli sono coloro che hanno visto Gesù risorto, da Lui sono inviati e ne sono divenuti testimoni affinché tutti possano credere ed essere salvi.