Gesù il vero Tempio di Dio
Terza domenica di Quaresima. Il vangelo odierno presenta il racconto chiamato convenzionalmente della purificazione del Tempio (Gv 2,13-25). “Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete” (vv 13-14). In occasione della Pasqua, la festa ebraica più importante, molti Israeliti erano soliti andare al Tempio di Gerusalemme. Nell’antico Israele il culto al Tempio prevedeva una tassa annuale da pagarsi in loco, in valuta locale, e per questo erano presenti nel cortile del Tempio i cambiamonete. Inoltre c’erano anche dei venditori di animali in quanto i pellegrini usavano offrire animali piccoli o grandi come sacrificio. “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato! I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà” (vv 15-17). Certamente il gesto di Gesù suscitò una grande impressione tanto che Giovanni lo descrive minuziosamente. Il Signore non ha di mira solo il decoro del Tempio quale luogo di silenzio e raccoglimento per la preghiera evitando di ridurlo a un chiassoso mercato. Né vuole mettere sotto accusa l’istituzione templare, dato che Lui stesso è entrato più volte nel Tempio per pregare ed insegnare. Il gesto che il Signore compie con forza e in modo deciso vuole indicare qual è il vero culto e la sacralità del Tempio. Così Gesù si riallaccia ai profeti i quali, molte volte, avevano polemizzato sul culto non per abolirlo ma per purificarlo ricordando che non consiste solo in prescrizioni da osservare, rituali da compiere e sacrifici da offrire. Esso, invece, coinvolge profondamente l’uomo chiamato ad adorare il Dio vivente, a porsi in relazione con Lui, ad ascoltare la sua Parola per metterla in pratica. E questo, a maggior ragione in questo tempo quaresimale, si traduce in un concreto cammino di conversione e di vita secondo Dio. Gesù allora scaccia i mercanti del Tempio perché incontra gente che non ha a cuore la casa di Dio, il rapporto con Lui, ed è solo preoccupata di arricchire anche a costo di imbrogli. Gesù invece è letteralmente “divorato” dall’ amore per la casa del Padre. Quanto esempio dovremmo prendere da Gesù! Quanto zelo dovremmo avere nel coltivare il rapporto con Dio evitando di essere assorbiti solo dai nostri interessi! “Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose?” (v 18). I giudei non accusano Gesù per il suo gesto; lo leggono come un’azione profetica e perciò vogliono un segno che confermi la sua autorità. “Rispose loro: Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere” (v. 19). Gesù qui fa una grande rivelazione: presenta la sua persona nel mistero pasquale di morte e risurrezione che avviene nell’arco di tre giorni. Lui è il nuovo Tempio di Dio! Gesù risorto è la Presenza di Dio con gli uomini e nella storia. In Lui possiamo rendere vero culto al Padre. Ma essi non compresero! Pensavano al Tempio come edificio, al lungo tempo impiegato per la sua ricostruzione e risposero con sottile ironia per renderlo ridicolo “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? (v 20). E l’evangelista esplicita le parole di Gesù “Egli parlava del tempio del suo corpo” (v 21) e annota che i discepoli, dopo la risurrezione, ricordando queste parole, credettero in Lui (cfr v 22). Molta gente credeva in Gesù per i segni da Lui compiuti ma Gesù diffidava di loro conoscendo quanto c’è nell’uomo (cfr vv 23-25). La fede in Gesù invece non può dipendere o limitarsi a dei segni riducendo il Signore ad un operatore di prodigi! Che la grazia di ascoltare oggi queste parole del Vangelo ci aiuti ad accogliere Gesù come il vero Tempio mediante il quale possiamo incontrare il Padre e celebrare con fede vera il culto gradito a Dio.