Chiamati a seguire Gesù
Terza domenica del Tempo Ordinario. La Chiesa celebra oggi la “Domenica della Parola di Dio”, istituita da Papa Francesco perché il popolo di Dio cresca sempre più in familiarità con la Sacra Scrittura. In questa prospettiva ci accostiamo al brano evangelico odierno (Mc 1,14-20). “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio” (v 14). Giovanni Battista viene imprigionato e Gesù dà inizio alla sua vita pubblica in Galilea dove è cresciuto e ha lavorato, luogo del nascondimento e della quotidianità. Ed è proprio a partire da questo luogo che Gesù proclama il vangelo di Dio: la “buona notizia”, che è Lui stesso (Mc 1,1). “E diceva: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo” (v 15). Con Gesù è finito il tempo dell’attesa ed è finalmente giunto il momento giusto e propizio che Dio ha stabilito per la nostra salvezza. È il momento decisivo della storia perché il regno di Dio, ora, si è fatto prossimo a noi. Nessuno più è lontano o escluso da esso se accoglie l’invito: “Convertitevi e credete nel vangelo” (v 15). Conversione significa cambiare idee e testa, cambiare cuore e direzione e questo è possibile solo per una scelta libera e personale che dura per tutta la vita. È un cammino certo non facile, che non accetta compromessi e nel quale occorre passare dalla menzogna alla verità, dalla schiavitù alla libertà e dalle tenebre alla luce, senza mai scoraggiarsi. E poi credere nel Vangelo che è la persona di Gesù. Credere non è un atto intellettuale ma un affidarsi a Gesù, stabilire una relazione con Lui, amarlo e fare di Lui la propria vita. In concreto significa aderire al Signore e andargli dietro per stare con Lui. È quanto ci propone il racconto della chiamata dei primi quattro discepoli. “Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori” (v 16). Gesù passa in cerca di chi accetta il suo dono e vede i due fratelli nella loro abituale condizione lavorativa. Un vedere in profondità e con amore là dove siamo ogni giorno. Proviamo pensare che anche nelle giornate che possono apparirci più monotone e insignificanti Gesù c’è, ci passa accanto, ci raggiunge con il suo sguardo di infinito amore. E “disse loro: Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (v 17). Mentre in quell’epoca erano i discepoli a scegliere il proprio maestro qui è Gesù che sceglie i suoi discepoli e li chiama q seguirlo. E proprio nell’ordinarietà di luoghi e tempi il Signore chiama quei pescatori di Galilea e rivolge anche a noi quella sua parola che diventa la nostra chiamata. Una chiamata inaspettata e alquanto particolare: siccome erano pescatori, promette loro di farli diventare pescatori di uomini. Gesù cambia la vita e chiama a i suoi a una missione nuova: si tratta non più di pescare pesce ma persone per il Regno di Dio vale a dire portare il lieto annuncio perché ogni uomo incontri Gesù e abbia la salvezza. Si pesca non per sé ma per Gesù, per la liberazione dell’uomo dal male restituendolo al bene, per passare dalla morte alla vita per sempre. “E subito lasciarono le reti e lo seguirono” (v 18). I due fratelli non indugiano nella sequela, è così coinvolgente quella chiamata che immediatamente fanno la loro scelta: seguono chi amano. “Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò: Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui” (vv 19-20). La chiamata di questi fratelli segue la stessa dinamica della precedente ma c’è di più: si lascia anche un tessuto di rapporti affettivi (il padre) e sociali (i garzoni) che non vuol dire separazione e abbandono da tutto e da tutti ma chiamata mettere al primo posto Gesù, la comunione con Lui, la sua sequela per la missione che ci è affidata. Si segue il Maestro e si percorre la sua strada per il Regno dei cieli e per amare di più Dio e i fratelli.