Tutti invitati alla festa di nozze
Nel vangelo di Matteo di questa domenica ascoltiamo l’ultima parabola che Gesù indirizza ai capi dei sacerdoti e ai farisei: gli invitati alle nozze del figlio del re (Mt 22,1-14). “Il Regno dei cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio” (v 2). Il re è Dio Padre che prepara una festa di nozze per suo Figlio Gesù inviato nel mondo per la sua sposa che è l’umanità. Ecco qui il progetto salvifico di Dio descritto attraverso la simbologia nuziale. Il re manda i servi a chiamare gli invitati ma questi non vanno (cfr vv 2-3). Poi manda altri servi ma gli invitati “non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero” (vv 5-6). L’invito del re, di Dio, è gratuito e i servi inviati sono gli apostoli e i discepoli di Cristo. Sconcerta l’atteggiamento degli invitati, le autorità d’Israele, che rifiutano l’invito o ne sono indifferenti. Non sono interessati, non intendono partecipare alla gioia del re e addirittura diventano violenti verso i servi. E il re di fronte a questa durezza di chi non ha accolto l’invito alla festa si indigna e interviene in modo deciso, forte e distruttivo (cfr v 7). Ma nonostante questo non si arrende, Dio non cancella la festa e rivolge ad altri il suo invito “Disse ai suoi servi: la festa di nozze è pronta ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze” (vv 8-9). Dio ama così tanto l’umanità che desidera la partecipazione di tanti alla festa di nozze del Figlio. Nonostante il rifiuto delle guide religiose e politiche d’Israele Dio si rivolge a tutti senza più distinzioni. “Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali” (v 10). Niente può fermare il piano di Dio che va anche oltre il rifiuto dell’uomo. Il re, poi, entra nella sala delle nozze e vede un commensale senza abito nuziale. Allora gli dice “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale? Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (vv 12-13). Il re ha sottoposto a un duro trattamento gli invitati che hanno disertato la festa ma anche l’uomo che non ha la veste nuziale. Eppure quell’uomo aveva accolto l’invito e viene cacciato dalla festa. Perché? L’abito simboleggia la fedeltà a Dio nel compiere la sua volontà, in particolare le opere dell’amore fraterno. Richiama anche la veste bianca ricevuta nel rito del Battesimo, simbolo dell’essere creature nuove rivestite di Cristo. Ecco l’abito nuziale, ecco la veste da portare! Rivestirsi di Gesù che non è solo rifuggire dal peccato ma amare Dio e i fratelli come lui stesso ci ha insegnato. E questo non in senso intellettuale come un sapere solo accademico, come una religiosità fatta di abitudini ma di vita e di vita quotidiana che ascolta la Parola del Signore e la mette in pratica. Quell’uomo aveva accolto l’invito alla festa di nozze, era entrato nella sala del banchetto ma senza l’abito non aveva portato il suo contributo per rendere la festa più bella e gioiosa. Anche a noi, oggi, Dio rivolge l’invito alla festa. Proviamo ad immaginarlo! Un invito molto generoso, che noi non meritiamo affatto. Chiediamo al Signore di aiutarci ad accogliere il suo invito, di entrare nella sala della festa dove troviamo tanta gente diversa a cui sederci accanto; di aiutarci ad indossare, nella verità, l’abito nuziale per poter partecipare al banchetto eucaristico e al banchetto eterno del Figlio del re. E Gesù ci avverte “molti sono chiamati, ma pochi eletti” (v 14). L’accento è posto sul dono e sulla nostra libertà di scelta, sulla nostra collaborazione attiva. L’offerta di Dio è per tutti ma sta a noi decidere di rispondere positivamente cioè convertirci, cambiare vita e mettere al di sopra di tutto l’amore per Dio e per i fratelli. E così chiamati saremo anche eletti!